Giulia  Colbert  Falletti  di  Barolo  ( 1786 – 1864 ) di  Francesco Paolo Pasanisi

La venerabile marchesa Giulia Colbert nacque in Vandea nel castello di Maulévrier il 26 giugno del 1786, rimase presto orfana di madre, ed il padre le diede una sana educazione cristiana accompagnata da una istruzione e cultura cattolica. Divenne damigella di onore di Giuseppina Beauharnais, prima moglie di Napoleone Bonaparte.

Giulia Colbert  nell’arco della sua intensa vita fu solerte contro-rivoluzionaria. Durante le persecuzioni rivoluzionarie e giacobine in Francia nei confronti dei cattolici e gli aristocratici, dovette trovare rifugio in Olanda per non essere vittima di quei noti massacri che toccarono anche l’amata nonna e i suoi parenti che salirono al patibolo. ( Questi genocidi sono stati riconosciuti tali da un progetto di legge del 7 novembre 2007 in Francia ).

Successivamente la Colbert raggiunse il marchese Carlo Tancredi Falletti ( 1782 – 1838 ) a Torino, che precedentemente aveva incontrato e  conosciuto negli ambiti aristocratici, per poi unirsi in matrimonio con lui nel 1806 a Parigi. I due sposi vissero in pienezza il carisma della vita coniugale come sacramento.

In quegli anni il Piemonte era terra spirituale di intensa fede, basta ricordare: S. Giuseppe Benedetto Cottolengo ( 1786 – 1842 ), S. Giuseppe Cafasso ( 1811 – 1860 ), S. Giovanni Bosco ( 1815 – 1888 ), il Beato Francesco Faà di Bruno ( 1825 – 1888 ), architetto e disegnatore del campanile di S. Donato, e S. Leonardo Murialdo ( 1828 – 1900 ). Tutti frequentatori delle opere di misericordia create dai marchesi di Barolo.

I marchesi di Barolo assunsero Silvio Pellico come segretario ( magister di casa ) e bibliotecario a palazzo Falletti. Lo scrittore consolidò le proprie posizioni religiose frequentando i due coniugi e collaborando intensamente alle opere di apostolato e di carità cristiana dei Barolo accompagnate sempre da misericordia spirituale e da assidue preghiere. Il suo percorso religioso culminò nel 1851 con l’adesione, a fianco della marchesa, al laicato francescano divenendo terziario. Dopo che nel 1836 aveva condiviso la dottrina contro-rivoluzionaria del pensatore svizzero Carl Ludwig Haller, con il quale aveva scambiato un’intensa corrispondenza epistolare. ( nda: cfr. “Silvio Pellico dal cattolicesimo liberale alla Contro-Rivoluzione” di Francesco Paolo Pasanisi ).

I marchesi sono conosciuti anche per la loro produzione del vino barolo, famoso in tutto il mondo. Un anno, la Colbert inviò al sovrano Carlo Alberto, desideroso si assaggiare quel vino delle Langhe,  325 piccole botti di questo buon vino, una per ogni giorno, escludendo i 40 giorni della Quaresima. La passione per la produzione del vino la ereditò dai suoi avi che già lo realizzavano da due secoli nella regione di Reims. In seguito coltiverà anche le viti per la produzione del nebbiolo.

L’immensa carità di Giulia Colbert è in sintonia con nostro Signore Gesù Cristo e la Sua parola, la si nota nell’impegno carismatico che nutre per l’assistenza alle carcerate e per la loro redenzione, infatti presentò  al governo un progetto di riforma carceraria tendente a migliorare la situazione incresciosa delle galere. Subito dopo i moti liberali, per ottenere la costituzione, del 1820-21 venne nominata  dal ministro soprintendente delle carceri femminili. Diede luogo alla costituzione di scuole  e asili gratuiti anche dentro palazzo Falletti. Incentivò l’assistenza corporale e spirituale ai poveri e agli ultimi, il tutto dispensando abbondanti elargizioni di denaro. Con l’aiuto del marito finanziò anche la costruzione del Campo Santo Monumentale. Innalzò l’ospedale di S. Filomena per i più piccoli per toglierli dalla strada, qui don Bosco tra il 1844 e 1845 fu direttore spirituale. Fondò la Congregazione di S. Anna della Provvidenza e l’istituto religioso delle Sorelle Penitenti di S. Maria Maddalena. Sovvenzionò la costruzione della chiesa in stile neogotico francese da lei dedicata a S. Giulia di Corsica, Vergine e Martire. L’edificio sorse al borgo Vanchiglia alla confluenza dei fiumi Po e Dora Riparia. Qui nel tempio riposano, dal 1899, le venerabili spoglie della Barolo, deceduta il 19 gennaio 1864, dopo una lunga malattia. Anche le spoglie del marito, morto nel 1838, che si trovavano nel Campo Santo costruito dai marchesi, trovarono riposo nella stessa chiesa nel 2013. Nel 2018 il Sommo Pontefice lo dichiarerà Venerabile come la consorte, riconosciute le virtù eroiche della stessa tre anni prima . Antecedentemente alla sua morte  Giulia lasciò tutte le proprie ricchezze all’Opera Pia Barolo da lei creata. Anche fuori dal Piemonte fece costruire un asilo a Castelfidardo, in provincia di Ancona ed una casa per ragazze a Lugo di Romagna nei pressi di Ravenna.

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