L’Italia dell’Unesco. Un viaggio alla scoperta della Villa del Casale di Piazza Armerina

di Antonietta Patti

La rubrica alla scoperta dei paesaggi più belli d’Italia definiti “Patrimonio dell’Umanità” prosegue in Sicilia, l’isola più grande del Mar Mediterraneo, dove si trova uno dei siti archeologici più famosi del mondo che fa parte dei beni tutelati dall’UNESCO dal 1997: la Villa Romana del Casale di Piazza Armerina.  

La Villa è una delle più straordinarie testimonianze di domus romana di età tardoantica. Si trova in contrada Casale, a circa 4 chilometri da Piazza Armerina, piccolo paesino in provincia di Enna. Relativamente in buono stato di conservazione, i suoi mosaici ancora visibili sono tra i più belli del mondo.

Questo grande complesso architettonico doveva essere un luogo di rappresentanza e il centro amministrativo di un vasto latifondo. Databile al pieno IV secolo d.C., la Villa si trovava lungo la strada che collegava Catania e Agrigento, vicino il luogo di sosta chiamato Sophiana o Philosophiana.

La struttura architettonica della Villa occupa 3500 mq e comprende 48 ambienti che si possono suddividere in quattro nuclei, nettamente distinti ma strettamente connessi da corridoi e colonnati.

Il primo nucleo racchiude l’ingresso monumentale con arco trionfale, legato a un cortile a ferro di cavallo compreso da un porticato ionico, con una fontana quadrangolare al centro.

Su questo cortile si apre il vestibolo d’accesso che conduce al secondo nucleo centrato sul peristilio rettangolare con la sua grande vasca, attorno al quale si aprono numerosi vani di servizio, monumentali stanze pubbliche, quelle riservate e quelle private degli appartamenti dei proprietari.

Grazie all’analisi dei soggetti dei mosaici è possibile ipotizzare quali aree della Villa erano pubbliche, quali erano riservate agli ospiti più intimi del padrone, e quali dovevano rimanere private. Erano pubbliche le ricche sale con grandi entrate sul peristilio rettangolare, insieme alla maestosa aula absidata – chiamata anche Basilica – preceduta dal grande corridoio biabsidato.

Quasi un corpo a sé stante sembra il peristilio ovoidale, il cuore del terzo nucleo, attorniato da stanze e dominato dall’aula triabsidata: il triclinio, la stanza dei banchetti. Infine, il quarto nucleo è composto dall’elegante complesso termale.

La pars rustica della Villa, ovvero l’area degli impianti di produzione agricola, con le cucine, i torchi e i depositi per l’immagazzinamento e la distribuzione dei prodotti, si trovava probabilmente in un’area a Ovest dall’ingresso. Più a Sud invece, sono state trovate le tracce di una sala absidata con vasca e una decorazione a onde, che forse apparteneva a un più piccolo complesso termale destinato al personale della Villa e ai coloni che vi lavoravano.

I mosaici della Villa, coi loro schemi iconografici originati a Roma ma elaborati da mosaicisti di botteghe dell’Africa settentrionale, raffigurano motivi geometrici e vegetali, figure animali e umane con una maestria che ha attraversato i secoli. Sui pavimenti si susseguono musi di animali racchiusi dentro ghirlande fiorite, Eroti che pescano, la “piccola caccia” in una delle stanze e la “grande caccia” nell’imponente corridoio biabsidato, scene mitologiche, di vita quotidiana e rappresentazioni di giochi e competizioni sportive – come quelle delle “ragazze in bikini” o della gara al Circo Massimo di Roma – ma anche scene più intime come quella degli amanti che si abbracciano.

Forse è il mosaico della “Grande Caccia” che lascia tutti a bocca aperta: un tappeto nel quale sono state ritratte le tecniche di cattura e trasporto di belve feroci provenienti da tutte le terre allora conosciute: a simboleggiare l’universalità dell’Impero Romano insieme alla ricchezza e alla potenza dell’imperatore, e il potere dell’Uomo sul mondo animale. Inoltre, il corridoio conduce alla maestosa aula absidata o Basilica, dove il padrone della Villa riceveva gli ospiti illustri e amministrava la giustizia, col pavimento interamente rivestito da marmi di diverse forme e colori: la decorazione in opus sectile.

Un programma iconografico che trasmette certamente lo stile di vita e gli interessi letterari, filosofici, culturali, politici e religiosi del suo proprietario: un personaggio ricco e influente vissuto nel IV-V secolo d.C., del quale forse non conosceremo mai l’identità.

Tuttavia, sebbene ignoriamo a chi appartenesse, non possiamo evitare di guardare con meraviglia la maestosità di questo complesso abitativo, che rappresenta un’importante testimonianza per conoscere la storia e l’importanza della Sicilia nelle rotte commerciali in età romana.

Bibliografia e Sitografia

  • L’Italia dell’Unesco, Giunti e Tancredi Vigliardi Paravia Editori, Firenze 2021;
  • R. M. Carra Bonacasa, “Philosophiana e la Sicilia tardoantica”, in a cura di G. Cipriano, Archeologia Cristiana, Carlo Saladino Editore, Palermo 2010, pp. 277-298;
  • E. Vitale, “La Villa del Casale di Piazza Armerina”, in a cura di G. Cipriano, Archeologia Cristiana, Carlo Saladino Editore, Palermo 2010, pp. 299-339.
  • www.villaromanadelcasale.it

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